SI AL BIOGAS, NO ALLE SPECULAZIONI

Il Comitato per la Tutela del Territorio è favorevole alla generazione di energia attraverso impianti di piccole dimensioni che siano rispettosi dell’ambiente, del territorio e della salute delle persone. Impianti quindi diffusi sul territorio che tendano a far fronte in maniera ottimizzata e razionale alle esigenze di un numero limitato di persone.
Dunque in questa ottica è favorevole all’utilizzo di biogas, inteso come fonte energetica che permette di generare energia e calore attraverso la fermentazione di prodotti organici di scarto.
La centrale proposta dalla Società Agricola Aziende Biologiche Riunite (ABR) con sede a Urbino da realizzarsi in località Pezze a Matelica, essendo destinata alla produzione di 1 MW di potenza, risulta invece essere assolutamente non dimensionata rispetto al territorio matelicese e di conseguenza potenzialmente molto impattante.

I motivi di questa constatazione li si deducono tutti dalle relazioni tecniche e agronomiche presentate da ABR.
Secondo il progetto è infatti prevista:
UNA BASSISSIMA PERCENTUALE DI SCARTI
(previste 50 ton. al giorno di biomasse prodotte da coltivazioni dedicate, con aggiunti 10 m3 al giorno di liquame bovino)
Gli agricoltori, spinti dagli incentivi, sarebbero portati a produrre solo per utilizzare le loro coltivazioni come combustibile per la centrale. Di fatto quindi la logica per cui le centrali a biogas dovrebbero servire a produrre energia utilizzando scarti di lavorazione viene completamente rovesciata. Questo con notevoli impatti sull’agricoltura locale che verrebbe innanzitutto impoverita, dando priorità alle coltivazioni necessarie al funzionamento della centrale. Inoltre la qualità del prodotto agricolo non avrebbe più alcuna importanza, al contrario invece della quantità che diverrebbe la questione prioritaria. Perciò sarà difficile parlare di agricoltura biologica, che notoriamente ha rese più basse dell’agricoltura tradizionale. E’ molto probabile invece che per ottenere produzioni copiose, si ricorra massicciamente all’utilizzo di fertilizzanti chimici, andando incontro a tutti i rischi ad essi collegati (inquinamento dei terreni, inquinamento delle falde, rischi per la salute, …)
UN RAGGIO DI REPERIMENTO DELLE BIOMASSE DI 70 KM DA MATELICA
Secondo il progetto della centrale, le biomasse possono essere reperite all’interno di un raggio di 70 km da Matelica, ovvero in sostanza tutto il territorio marchigiano diventa potenziale bacino di raccolta per la centrale di Pezze. Dunque un’area enorme all’interno della quale dovrebbero spostarsi i mezzi per il trasporto delle biomasse stesse (camion carichi di materiale organico). A questo traffico andrebbe poi a sommarsi quello degli automezzi per il ritiro del digestato, sottoprodotto residuo della fermentazione delle biomasse, utilizzabile come concime, che va sparso sugli stessi campi da cui le biomasse provengono.

Ai motivi di preoccupazione che suscitano i punti precedenti, si aggiungono quelli dovuti all’impatto indiretto della centrale sul territorio.
Il territorio matelicese è vocato all’agricoltura di qualità, grazie ad esempio alla presenza ormai consolidata del verdicchio di Matelica.
Altra grande risorsa potrebbe essere quella del turismo di qualità, grazie alle attrattive naturali e artistiche, alle quali si è recentemente aggiunta la Riserva del San Vicino con tutti i significati e le potenzialità che si porta dietro.
Il nostro territorio è quindi una grande ricchezza che va preservata in ogni modo.
Associare il nome di questa valle ad un impianto industriale che non ha nessun legame virtuoso con essa sarebbe invece un passo nella direzione opposta, che rimetterebbe in discussione il percorso e i risultati ottenuti negli anni.

Secondo il nostro punto di vista, seguendo l’esempio di altre centrali a biogas quali quella del caseificio Piandelmedico di Jesi, SI DOVREBBE INNANZITUTTO CAPIRE COSA IL TERRITORIO LOCALE PUÒ DARE E POI DIMENSIONARE LA CENTRALE DI CONSEGUENZA. Il raggio di reperimento delle biomasse non dovrebbe superare il territorio matelicese o i comuni immediatamente limitrofi. Solo quando saranno chiare le possibilità di fornitura di questa area sarà possibile dimensionare la centrale valutando l’energia prodotta.
E’ solo in questo modo che si potranno evitare spiacevoli speculazioni per cui molti produrranno per “bruciare”, questione che spalanca la porta anche a un problema di tipo etico che meriterebbe uno spazio a parte.
Altra regola da tenere in considerazione sarà quella di UTILIZZARE LA MAGGIOR PERCENTUALE POSSIBILE DI SCARTI DI LAVORAZIONE (ALMENO L’80% DEL TOTALE DELLE BIOMASSE).
Lo smaltimento delle deiezioni animali (il letame adesso viene spesso smaltito in modo “naturale” con rischi per l’ambiente circostante), la sansa, le vinacce (importantissime a Matelica) e persino gli scarti di macellazione dovrebbero costituire il combustibile principale della centrale. Anche il cosiddetto FORSU (l’umido raccolto nelle case con la raccolta differenziata) con adeguati accorgimenti potrebbe essere ampiamente utilizzato, evitando così di portarlo in discariche lontane e magari garantendo ai matelicesi una tassa sui rifiuti più leggera.
Gli agricoltori e gli allevatori della zona potrebbero in questo modo continuare a lavorare come hanno sempre fatto, magari orientandosi verso l’agricoltura biologica. Nello stesso tempo, i loro scarti di lavorazione non costituirebbero più un problema per la necessità di smaltirli, ma una risorsa.
La piccola percentuale di colture dedicate, sempre da tenere sotto stretto controllo, dovrebbe invece provenire esclusivamente da rotazioni colturali di produzioni biologiche.

In conclusione riteniamo l’impianto, così come progettato, tutto fuorché virtuoso.
Soluzioni alternative esistono e potrebbero essere molto più convenienti, per molti.
Ricordiamo che il comitato è aperto a tutti.
Chiunque voglia aderire o semplicemente voglia richiedere informazioni, lo può fare scrivendo a questo indirizzo email:
comitato.biogas.matelica@gmail.com

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